martedì 15 dicembre 2015

Coaching! Il manager allenatore. (V post) Il coach ..crea od incrementa il suo gruppo!


Coaching! Il manager allenatore.

(V post)  Il coach ..crea od incrementa il suo gruppo!

La vita di un’azienda è densa di occasioni di cambiamento nelle quali inserire le tecniche di coaching nella gestione del gruppo! Facciamo qualche esempio?
  •  L ‘inserimento di un nuovo collaboratore;
  •  Nuove procedure;
  •  Nuovo software gestionale;
  • La redistribuzione del personale di altri gruppi che vengono sciolti o diversamente organizzati;
  • Il passaggio di un componente del proprio gruppo ad altre mansioni o promosso ad altri incarichi;
  • Attivazione di nuovi team per l’acquisizione di nuovi compiti;
  • Redistribuzione dei compiti e potenziamento di aree in sviluppo

Queste a altre opportunità sono il sale della vita aziendale ed è in questi contesti che il Coach entra in gioco e mette in piedi le giuste strategie per costruire il …respiro del coaching.
Entra in funzione, in questi frangenti, l’acquisizione di nuovi compiti, strategie e di nuovi collaboratori o la gestione e motivazione di quelli già inseriti nel gruppo assegnati a nuovi compiti.

Proviamo a metter giù una sequenza di priorità:
  • Dobbiamo, prima di tutto, spiegare cosa sta succedendo, il disegno complessivo e la nostra collocazione in tale disegno, specificando compiti ed obiettivi che il gruppo si incarica di perseguire;
  • Dobbiamo a tal fine dedicare il tempo necessario ad approfondimenti e lasciare che i nostri collaboratori esprimano dubbi e richiedano gli opportuni chiarimenti;
  • Dobbiamo spiegare le nuove procedure nel contesto delle nuove attività;
  • Attribuire ad ogni collaboratore la precisa mansione ed il compito di acquisire, in tempi brevi, le competenze della mansione a valle e a monte delle proprie operazioni onde poter comprendere i tempi e modi di interazione e sostituire, alla bisogna, il collega che le esegue;
  • Ci preoccupiamo di avere materiali ed attrezzature il più possibile idonee alle singole mansioni e ci accertiamo del grado di confidenza che i nostri collaboratori hanno con le stesse ed il loro utilizzo;
  • Creiamo un contesto lavorativo adeguato che metta il più possibile a loro agio i componenti lo staff e il Coach;
  • Programmiamo la possibilità di affiancare un collega che faccia da tutor ai nuovi componenti del gruppo sia trasferiti da altri contesti che neoassunti;
  • Se accogliamo nel nostro gruppo componenti trasferiti da altri contesti aziendali ci accertiamo delle motivazioni di tale trasferimento e ci preoccupiamo dello stato personale del collaboratore rispetto a questo evento;
  • Accompagniamo il collaboratore nei locali attinenti le proprie attività e spieghiamo tutte quelle norme di comportamento interno sia disciplinare che di sicurezza che lo vedranno coinvolto;
  • Non dimentichiamo di presentare i nuovi a tutti il resto del gruppo!
  • Programmiamo un incontro, dopo una decina di giorni dall’ inizio delle attività, per raccogliere impressioni, difficoltà o disagi che è opportuno non trascurare.

Fatte queste considerazioni ed azioni preliminari dobbiamo esser coscienti del fatto che il Coach in questa fase di avvio  valuta i propri collaborati ma i collaboratori valutano il Coach!



Quindi:

  • Concentrazione
  •  Esempio
  •  Serietà
  •  Chiara disponibilità alla interazione personale

Questa fase di orientamento iniziale è assolutamente delicata e deve essere seguita con molta cura ed in prima persona! 
Ogni notizia, informazione e procedura deve essere chiaramente esposta, spiegata e contestualizzata meglio se supportata dalla guida di un tutor!

                      A proposito di questo ….un errore da evitare!

Spesso il tutor assegnato è colui che per qualche motivo sta per lasciare la mansione. 

Spesso questo tipo di affiancamento è un grosso errore! 

Chi lascia il proprio lavoro per migliorarsi all’interno dell’azienda o trasferirsi altrove è spesso frettoloso e più orientato al nuovo lavoro e vede questa fase di tutor come una pratica da sbrigare in fretta. 
Se lascia il proprio lavoro perché trasferito ad altre mansioni potrebbe rapportarsi a ciò in termini negativi e trasferire la propria negatività al nuovo componente. (Inutile dire che se il trasferimento è motivato da scarse capacità sarebbe incongruente che questi possa essere considerato un buon Tutor).
Il Tutor deve essere un esempio di buon lavoro e di competenza portato all’istruzione dei colleghi e di buon carattere ma sopra ogni cosa MOTIVATO! 

Gli esempi positivi rafforzano una fase di orientamento preparata accuratamente.

Con il Tutor il Coach delega una parte del coaching ad un proprio collaboratore quindi tale scelta deve essere accurata e seguita da incontri e scambi di notizie ed opinioni sullo stato dell’arte.
Personalmente affronto ogni collaboratore sia neo assunto che trasferito da altri gruppi con la pazienza che si dedica ai neofiti di qualsiasi contesto. Il neo assunto di per se è a digiuno di tutto, il componente trasferito da altri contesti affronta una nuova mansione, spesso un nuovo ambiente, sicuramente un nuovo Coach, ciò significa re-imparare come inserirsi nel nuovo contesto con, semmai, qualche agevolazione dovuta ad operazioni collimanti o software parzialmente conosciuto, ma tempi, modi ed abitudini tutte nuove!
Entrare nel dettaglio delle fasi di coaching è cosa complessa e si rischia di tralasciare aspetti importanti vi prego di credermi che ci ho provato e so che qualcosa non l’ho detta ma voglio proporvi un suggerimento.
Tutto quanto fin qui detto spero che vi abbia trasferito il concetto primordio del coaching….

Rispetto per se e per gli altri!

Volontà di auto miglioramento e di guida al miglioramento altrui!

Se queste priorità sono digerite e diventate parte del nostro essere coach ogni azione che compiamo dovrà rispondere alla stessa domanda

Sto facendo a lui quello che mi piacerebbe fosse fatto a me?

Pretendo da lui quello che pretenderei da me stesso?

Se queste domande hanno come risposta “ Certamente! “ si potranno forse commettere  degli errori, si dovrà ricucire pazientemente qualche strappo ma chi abbiamo di fronte capirà, se vorrà capire, risponderà nel modo giusto, se vorrà rispondere!

Il coaching è uno stile di collaborazione che si coltiva insieme e come ogni esperienza umana deve vivere di comprensione, buona volontà ed onestà intellettuale!

Alla prossima!

( Post non didattici ma espressione di esperienza lavorativa ultra-trentennale di lavoro, scritti e divulgati da persona non professionista della divulgazione  ne dell'insegnamento. Hanno titolo di opinione personale maturata sul "campo" )

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